È proprio un buon compleanno quello di Alice nel Paese delle Meraviglie! 150 candeline per una delle storie più stravaganti della letteratura, amata da grandi e piccini. Abbiamo condiviso con Alice le sue bizzarre avventure da bambini, nella versione di Walt Disney: abbiamo cantato insieme ai suoi particolari personaggi di fantasia e siamo stati quasi tutti intimiditi dalla Regina di Cuori quando pronuncia la temibile e celebre frase: “Tagliatele la testa!. Da adulti, abbiamo rivisto Alice nei panni di una vera e proprio eroina a cui viene affidato il compito di salvare il Sottomondo (il Paese delle Meraviglie) nella versione di Tim Burton. In verità, quello che si è riusciti a ricostruire storicamente in questi anni, è che Lewis Carroll (pseudonimo di Charles Lutwidge Dogson) per scrivere il celebre racconto “Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie”, da lui stesso illustrato, si ispirò ad una gita in barca con le tre sorelle Liddell: Edith, Lorina e, appunto, Alice. Nel libro “Sono stata Alice” di Melanie Benjamin, l’autrice rivela che il libro venne regalato ad Alice Liddell proprio da parte di Lewis Carroll nel giorno di Natale. La verità è che “Alice nel Paese delle Meraviglie”, a prescindere da qualsiasi versione, rimarrà una delle storie più particolari di sempre, grazie anche agli incredibili personaggi che danno anima al racconto. E in occasione di questo celebre compleanno siamo qui insieme a Chiara Amaltea Ciarelli, che ci parlerà in esclusiva del progetto fotografico “March Hare, i personaggi dotati di un nome sono i portatori di maschere” di cui è direttrice creativa.

 

Benvenuta Chiara Amaltea!

Grazie! È davvero un piacere poter presentare su Sliding Arts un progetto a cui sono particolarmente affezionata. 

 

Il Leprotto Bisestile/Lepre Marzola/Lepre Marzolina è protagonista del tuo progetto. Durante il capitolo VII “Un tè da matti” del libro di Carroll, questo personaggio accompagna il Cappellaio Matto, quasi lo asseconda, ma non ha un ruolo chiave. Anche nelle versioni cinematografiche, di Walt Disney e Tim Burton, non si rende giustizia a questo personaggio. Tu invece tieni particolarmente a dargli visibilità. Come mai? Cosa rappresenta per te la Lepre Marzola? 

Credo che la mia ispirazione arrivi da ogni dove, forse da niente, e da tutto quello che mi circonda. La cosa che più mi appassiona e mi interessa è dar voce a degli elementi che apparentemente sono muti e forse colpiscono solo me, ma poi lavorandoci cerco di creare un linguaggio perché questa ispirazione diventi cosa reale e si traduca nei lavori che faccio. 

 

Il tuo progetto investiga il personaggio fuori dal ruolo, oltre la maschera, e ci fa riflettere su un quesito: “Cosa succederebbe se la Lepre Marzolina smettesse di correre dietro al tempo?” Sappiamo che la Lepre Marzolina perde irrimediabilmente il concetto di tempo, per lei sarà sempre l’ora del té. Perché si parla di ossessione del tempo? 

La Maschera come oggetto impone a chi la porta quello specifico ruolo, prevaricando l’ “io” di chi la indossa, diventando seconda pelle o addirittura prendendo il sopravvento. Una volta tolta la maschera si rimane nudi davanti a se stessi ed è per alcuni una situazione insostenibile se abituati al conforto del personaggio. Da qui nasce l’ossessione della Lepre per il tempo, lei cerca in tutti i modi di tornare indietro, di ricuperare quella maschera. Il pubblico si ritrova per un attimo nella sua mente dove il tempo e lo spazio sembrano dilatati e alterati. Si mette in scena un luogo dove “la freccia del tempo psicologica, cioè (come spiega S. Hawking) la direzione in cui noi percepiamo il passaggio del tempo, ricordando il passato ma non il futuro”, viene alterata. 

 

La Lepre Marzolina giace infine nell’armadio, dimenticata e attorniata da tutti gli oggetti simbolo della storia (gli orologi e la teiera); come un giocattolo che spera venga presto ripreso da un bambino, anche la Lepre intende lanciare un richiesta d’aiuto? Possiamo immaginare per lei una seconda vita? 

La Lepre chiede a chi la legge, e chiederà a chi assisterà alla sua storia per immagini, una capacità di riflessione che dovrà diventare una capacità di scelta per lo spettatore. La mia narrazione ad un certo punto si ferma, fornendo allo spettatore criteri figurativi ed elementi espressivi identici per ognuno ma sarà poi compito dello spettatore, di volta in volta e da persona a persona, scegliere se salvare simbolicamente la Lepre o dimenticarla nell’armadio. In ogni caso nessuna scelta sarà mai sbagliata. Nell’investigare un personaggio è interessante trovare la domanda che si cela dietro ad ogni maschera, ma se mai la risposta fosse trovata vorrebbe dire che la domanda non era quella corretta. 

 

È stato un piacere dialogare con te. Il team di Sliding Arts ti porge i migliori auguri per la riuscita del progetto! 

Il piacere è stato mio! Anzi, il piacere è stato nostro! Questo progetto ovviamente non è nato soltanto da me ma ha visto la collaborazione di menti effervescenti quali la fotografa Daniela Tudisca e la modella Linda Zauner. Loro sono state le mie compagne di viaggio in questa avventura fotografica che speriamo potremmo continuare a sviluppare in futuro. A loro e a voi che avete ospitato il progetto “March Hare” va il mio grazie!