A Milano, il 23 è il numero di un tram che parte da Lambrate e che ha il suo capolinea in Piazza Fontana o viceversa. A bordo, ci sono cinque personaggi. C’è un uomo che pensa troppo, e che cerca di affogare i tranelli del cervello in una tazza di camomilla. C’è Matilde, una giovane ragazza che ha appena perso una delle persone che più amava al mondo. C’è Mattia, un bambino che non distingue bene i colori l’uno dall’altro. C’è Enzo, ottantaquattro anni e una malattia chiamata Alzheimer. E poi c’è Mariella, una donna con un cappello tanto ingombrante da occupare più di un posto a sedere in tram. Infine c’è anche un cane chiamato Stark, il primo a fiutare lo zampino del narratore. Un narratore singolare che si nasconde sotto le spoglie di una creatura cieca ma che vede tutto, cieco ma non sordo alla grida interiori disperate dei suoi personaggi. Apparentemente niente lega queste persone tra loro se non il fatto di trovarsi insieme sopra sullo stesso tram. Il 23 è la metafora della vita che nel suo viaggio a volte allontana le persone tra di loro facendole ritrovare quasi come sconosciuti e a tratti invece le fa riavvicinare, forse per caso, forse perché “il fato, si sa, ama scherzare”. Il tram 23, specchio della vita, è spesso freddo e sporco, così come è l’esistenza ma è anche rassicurante: è casa, è una certezza. Ed è qui che la storia si consuma, nella più sorda delle fini, nel respiro trattenuto con il cuore che batte fino all’ultimo secondo, prima di scoppiare, lasciando intorno pochi superstiti e troppi cocci di vita. Simone Celli, al suo esordio come scrittore, stupisce per l’abilità nel trattare sentimenti ed emozioni sul filo della sensibilità in un gioco di immedesimazione nei diversi abitanti del tram 23, per l’attitudine che fa sviluppare al lettore nel voler essere vicini a quei protagonisti dipinti come se fossero veramente figli suoi. Con una potenza letteraria alla Mazzantini e un sapiente utilizzo della narrativa alla Baricco, l’autore mette in piedi 120 pagine di una storia fatta di ripetizioni, frasi calcate, parole non lievi e riferimenti che potrebbero costringere un lettore meno attento a riprendere in mano i passaggi che gli sono sfuggiti. D’altronde, non tutti sanno come legare i propri personaggi da una tazza del supereroe dei fumetti Silver Surfer.