La separazione tra due persone implica diverse fasi, ad un certo punto arriva quella della rimozione. Vogliamo ricominciare e il miglior modo per affrontare questo "lutto sentimentale" e oltrepassarlo è disfarci del "superfluo". Tutti quelle cose (vestiti, oggetti, libri, etc) che possono impedirci di andare avanti, vanno inscatolate e restituite (perché no, anche buttarle assieme alla raccolta differenziata!). Non sempre siamo pronti a questo passo. Spesso siamo vigliacchi con noi stessi e vorremmo che qualcun altro lo facesse per noi. A questo pensa la "Final Cut". Il protagonista (Vins, perchè non gli hai dato un nome?) decide (causa delusione amorosa?) di fondare quest'azienda, il cui compito sarà quello di far conservare al cliente l'ultimo spezzone di un rapporto, come se fosse l'ultimo ricordo valido, aiutandolo a porre fine alla relazione. A volte capita che non si ha la forza di dire nemmeno basta. Ne ascolta la storia, appunta i dati nel tablet e a seconda della tariffa scelta comunica al destinatario i motivi che hanno portato a questa (drastica?) fine. Non immaginatevi però il proprietario della Final Cut come un amico, un confidente. Sebbene abbia un trascorso da studente di psicologia, le sue regole sono ferree: distacco, sospensione di giudizio, imparzialità e assenza di partecipazione. È chiaro che il nostro protagonista cerca di tutelare la mancanza d'amore nella sua vita ma il suo essere cinico e distaccato lo rende inconsapevolmente il più inguaribile dei romantici. Mentre leggevo pensavo a un film il cui protagonista, Hitch, interpretato da Will Smith, dal suo fallimento sentimentale spingeva (al contrario del nostro protagonista senza nome) le persone ad innamorarsi. Le indirizzava, le seguiva passo passo affinché non sbagliassero per poter avere l'amore perfetto. L'amore è perfetto (e eterno) finchè dura. Tutti vorremmo poter chiamare la Final Cut. Ma a volte è questione di minuti: svuoti una mensola dentro un bustone e non ci pensi troppo. Leggetelo e poi... Fatelo! 
 
"Non mi chiedere perché, io un motivo non ce l'ho. Potrei citare Stendhal, l'amore é come la febbre, non si sa perché viene e non si sa perché passa".
 
Fandango Libri, 2015. p. 213


 


 

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