Giacomo fa il poeta semiprofessionista, gira l’Italia per leggere e far conoscere la sua arte. È goffo, barbuto, panciuto, porta grandi occhiali e quasi sempre una sciarpa extra large che non soltanto protegge dal gelo torinese ma che gli permette di parlare da solo (o con Tonio Cartonio, a seconda dei momenti). Ci racconta una vita comune, fatta di pizze surgelate, appartamenti troppo piccoli e serie tv che t’impediscono di uscire di casa. E di lavori fatti per sopravvivere, tra cui scrivere di sessuologia su una rubrica online, La Posta del Colon, in cui dispensa consigli per risolvere e risollevare l’animo dei cari lettori, citando con ironia i suoi momenti da amante imperfetto. Giacomo si mostra così com’è, senza maschere, affascinante nella sua goffaggine mi ricorda un po’ Pippo della Disney e un po’ qualcuno che forse esiste, forse no e che quasi tutte abbiamo amato. Il mondo è pieno di questi poeti “maledetti” che ti rubano il cuore senza saper gestire l’amore. Sul volo che da Torino lo porta a Palermo fa amicizia con un’aracnologa di una bellezza notevole, Agata. Un incontro quasi cinematografico e simpaticamente pieno di fantasia in cui Giacomo l’immagina già moglie e madre dei loro nove figli. Tra incertezze e figuracce riesce a ritrovarla a Torino e con altrettanti tentennamenti riesci a chiederle un appuntamento. Non meno difficile sarà la scelta del momento del primo bacio, della prima cena, della prima volta. In Giacomo e Agata ci possiamo immedesimare tutti. È talmente fragile l’inizio di una storia che si cerca di fare qualsiasi passo con cura per poi lasciarsi andare. Ma è l’amore il vero protagonista e Guido Catalano ce lo fa vedere come tutti dovremmo guardarlo, una commedia romantica fatta di botta e risposta risoluti e ironici, di scivoloni, sbagli, corse di in bicicletta e sogni ad occhi aperti. Leggetelo per ridere e sognare, soprattutto per ridere!
Rizzoli 2016. p,393