La famiglia Karnowsky, I.J Singer. Adelphi, 2013
Ho tentennato per anni davanti a questo libro. Il classico “lo leggo dopo.” È stata una lettura lenta, dettata da condizioni che vanno oltre la lettura, ma che mi hanno permesso di capire tutto quello che i Karnowsky hanno vissuto. Tre generazioni, iniziando con David e sua moglie Lea, emigrati dalla Polonia a Berlino in cerca di benessere e di un bisogno di affermazione di David. Talmente grande che nemmeno suo figlio Georg, oltre a sua madre Lea riescono a stargli dietro. Ad eguagliarlo, a renderlo fiero e compiaciuto. Anzi sarà proprio Georg a deluderlo sposando una tedesca e rinnegando le sue origini ebree. Ebrei, perché arriviamo in quel preciso momento storico in cui esserlo era considerata una maledizione, un marchio stampato a caldo sulla pelle. Nessuno dei Karnowski sentirà mai tanto quanto marchio quanto Jegor, figlio di Georg, metà ebreo metà “ariano”. Anche lui si sentirà incapace di eguagliare suo padre e non solo. Lo sentirà come un estraneo, si sentirà solo figlio di una donna “ariana” che considera rovinata da questo matrimonio che li ha costretti a scappare oltreoceano. Ma c’è qualcosa che accomuna più di tutto questo romanzo: la forza del perdono, di un padre verso un figlio per tre generazioni. C’è tanta modernità in questo libro, pubblicato per la prima volta nel 1943, da uno scrittore ebreo tedesco, emigrato in America, esattamente come i nostri Karnowsky.
La nostalgia degli altri, Federica Manzon. Feltrinelli, 2017
E continuando a parlare di modernità, niente lo è più di questo romanzo sul tema dei rapporti 2.0.
L’Acquario è un’oasi cittadina dove giovani menti creano mondi e parallele realtà virtuali. Niente di più bello per chi lavora di immaginazione da quando è appena una bambina, come Lizzie. Il suo amico, la voce narrante, ci finisce quasi per farla contenta a lavorare all’Acquario. La sua occupazione principale è quella di confidente e osservatore della vita di Lizzie. Ed è attraverso le sue parole che conosciamo questo mondo e viviamo sbocciare l’amore virtuale tra Lizzie e Adrian, l’ultimo arrivato dell’azienda. Un amore che non va da nessuna parte, resta immobile nello schermo blu dello smartphone notte dopo notte. Ma chi è Adrian? Chi si nasconde dietro alle sue storie che somigliano tanto a quelle dei romanzi? C’è tensione tra queste pagine, una calamita per lettori e anche tanta tristezza.
Reykjavìk Cafè, Solveig Jonsdottir. Sonzogno, 2015
Quattro donne e quattro storie, destinate ad incrociarsi . Siamo in Islanda, nella gelida Reykjavìk. Hervor, si è appena laureata ma continua ad andare a letto col suo professore. Mia viene lasciata dall’uomo della sua vita e si ritrova a sbattere continuamente la testa nel soffitto del suo nuovo appartamento. Karen continua a raccontarsi che è meglio continuare a bere e portarsi letto ogni sera uno diverso, anziché lasciarsi amare. Silja torna a casa dopo il turno di notte e coglie per l’ennesima volta suo marito sul fatto. Un romanzo che ti trascina, scritto con umorismo, tagliente, femminile come piace a noi.
Vite che sono la tua, Paolo di Paolo. Edizione Laterza, 2017
Libri che parlano di libri, con uno spirito diverso dal solito. 27 romanzi, 27 storie che appartengono alla vita del lettore. Perché quasi sempre i libri ci salvano la vita, regalandoci una seconda esistenza.
Un libro ricco di ispirazione, io stessa non ho letto tutti i 27 romanzi citati ma ho preso nota ben volentieri per recuperarli.
Grazie Paolo di Paolo, un bellissimo regalo per noi lettori.
Dieci indimenticabili giorni, Lucio Aru. Gwmax, 2017
10 fotografie, 10 storie divise in “giorni”, un figlio che racconta una madre e un po’ anche se stesso. Ma ciò che davvero ho apprezzato di questi “giorni” è che la storia di Silvana è la storia di una madre, ma anche quella di una bambina che si appresta a diventare donna. E noi possiamo riconoscerci in lei, nelle sue insicurezze, nella sua timidezza. Quante volte ho pensato che nessun ragazzo mi avrebbe mai guardato, a pensarci lo credo ancora. Ma poi quel mazzo di tulipani arriva per tutte, tulipani e vanità. Qualcosa che inconsciamente abbiamo tutte, lo prova anche il solo sbriciare uno specchio e sorridere alla nostra immagine. Silvana è un po’ un’eroina, un personaggio in cui tutte possiamo identificarci. Silvana ha una bellezza autentica che non tutti, fortunatamente, colgono.