LUI, IO, NOI. Dori Ghezzi, Giordano Meacci, Francesca Serafini. Einaudi Stile Libero, 2018

Il libro scritto a sei mani da Dori GhezziFrancesca Serafini Giordano Meacci è praticamente un classico da avere nella propria libreria. Chi ama De André non può non leggerlo. Desidera averlo, a prescindere. È stato davvero un bel regalo, quello che c’avete fatto scrivendolo. Soprattutto Dori Ghezzi che mi ha fatto sottolineare tutte le frasi e i ricordi di questa sua grande storia d’amore. “Perché nelle storie d’amore, se sono d’amore, chi resta ha l’obbligo e la vertigine, spietata, di tenere in vita la voce di entrambi; in un Noi che è fatto di tutte le parole mai dette e di quelle che sono vissute insieme.” Ricordo quando a 13 anni i miei genitori mi hanno fatto l’immenso regalo di portarmi a pranzo a L’Agnata. Mi guardavo attorno, stupefatta per l’atmosfera che aleggiava nell’aria. A rendere tutto più magico è stato l’aver potuto pranzare nella sua cucina e pensare, nella mia testa bambina, che era come mangiare in un museo. Ricordo bene il porticato e anche di aver pensato “un giorno voglio sposarmi qua e passare qui sotto in abito nuziale.” Nonostante ancora sapessi ben poco dell’amore tra Dori e Fabrizio, nonostante ancora non fossero diventati la coppia che preferisco tra tutte le coppie. E infatti in base a quel che conosco di questo grande amore, solo una volta ho proposto a un uomo di sposarmi sotto il cielo della Gallura. Un uomo che non avrei più rivisto. E forse l’ho fatto per questo, perché non so se esiste un amore sufficientemente all’altezza per un luogo che ne ha assorbito in abbondanza, di amore, e nella sua forma più pura.

 

Marie aspetta Marie. Madeleine Bourdouxhe. Adeplhi, 2018

Quel che succede a Marie rispecchia, senza tanti fraintendimenti, la storia di molte donne che credono di essere felicemente sposate, con una vita perfetta sotto ogni aspetto (manco fossero Mary Poppins!) e che un giorno si guardano attorno e semplicemente capiscono. Capiscono che non sono felici, non sono nemmeno tristi, ma sentono dentro di loro qualcosa che si smuove, guardando un altro uomo o anche solo passeggiando sole per la città, assaporando i momenti. Marie inizia a sentire questa libertà maturarle dentro, è pronta ad esplodere, a sbocciare. Questo racconto non è solo la storia di una donna sposata che tradisce il marito, sarebbe troppo scontato e inconsistente. Questo libro va oltre e spiega cosa vuol dire essere Marie: Essere Marie significa riscoprirsi. Essere Marie significa non avere più paura di dire “non mi va di fare qualcosa”. Essere Marie significa essere sé stessi e basta, niente di più bello al mondo. “Si vede solo ciò che si capisce. E si capisce solo ciò che si ama. Ma tu aspetti, aspetti che qualcosa succeda […] tocca a te amare, vivere. Esigere dalla vita, cioè da sé stessi.”

 

Stupori e Tremori. Amélie Nothomb. Voland Edizioni, 2000

Amélie trova lavoro in un’importantissima azienda giapponese. Sa quanto questo posto può darle, poche donne riescono a mantenere un lavoro così. Ne è un esempio una donna tra i suoi tanti “superiori”, Fubuki, che oltre ad essere una donna giapponese di rara bellezza, ha uno stile unico e una carriera invidiabile. Amèlie si sente pronta, segue l’esempio del suo capo, venerandola in silenzio, cercando la sua amicizia, senza ottenere grossi risultati. Perché per quanto Fubuki sia bella e gentile, sa come giocare col suo potere e non ha alcuna intenzione di trattarla come una pari grado. Tuttavia Amèlie è sufficientemente combattiva e propositiva, con il sorriso sempre stampato e la gentilezza che la contraddistingue chiede di poter essere utile ma oltre a portare il caffè e fare fotocopie, nessuno vuole darle un’occasione. Anzi, si troverà a sopportare un ambiente sempre più ostile. Faccio fatica a credere che si riesca a reagire con tanta ironia e resilienza a una serie di umiliazioni che rasentano la follia umana (e che metterebbero a dura prova la persona più zen che sia mai esistita.) Eppure Amèlie ci da una lezione di stile in questo. Qualsiasi cosa le venga ordinato, lo fa, con stile, metodo e professionalità e senza mai perdere la pazienza. È chiaramente molto attuale questo romanzo, sono certa che tante donne sapranno rivedersi in lei. Io stessa leggendolo ho pensato a molte amiche, grandi donne e lavoratrici che ogni giorno devono scontare la pena di essere brave e mal valutate. Nonostante questo, sarà un libro in grado di farci sorriderci. 

 

La vita davanti a sé. Romain Gary. Neri Pozza, 2015

Questa è la storia di Momò Madame Rosa. Una storia decisamente strana che lega un orfano ad una prostituita ebrea, che in un quartiere francese si occupa di tenere figli delle prostitute, sia quelli abbandonati che quelli che restano per “brevi periodi”. Ma non era certo per amore o per vocazione, Madame Rosalo faceva per i vaglia mensili che riscuoteva. Momò però non è un bambino come gli altri, ha un modo originale e personale di vedere la vita. O forse la vita gli è stata messa in chiaro fin da subito e sa che i suoi sogni, non sono come quelli dei bambini che hanno i genitori. Spesso si chiede che fine hanno fatto i suoi genitori, ma tutto considerato non gli dispiace stare da Madame Rosa. Certo non è sempre una passeggiata, il cibo scarseggia, bisogna occuparsi dei più piccoli e man mano che si cresce anche di Madame Rosa, che oltre ad ingrassare costantemente inizia ad avere seri problemi di salute. E non è sicuramente aiutata dal fatto che abitano al sesto piano di una palazzina sgangherata, e fare le scale aumenta il rischio di morire di volta in volta. Ma per questo c’è Momò, il più grande tra i bambini, seppure con un’età indefinita, pronto a fare la spesa e occuparsi di Madame Rosae dei suoi acciacchi. Ogni volta che Momòesce ne approfitta un po’ per respirare un po’ per osservare, per sbirciare la vita di chi ha una famiglia, anche se poi torna sempre dalla sua Madame Rosache da sola non saprebbe che fare. Questo romanzo non si paragona a nessun altro, va letto per essere capito, per essere amato.



 


 

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