“Wild Tales”, letteralmente. Storie pazzesche al limite dell'assurdo raccontate come se potessero accadere da un momento all'altro anche allo spettatore. Il film firmato dal regista argentino Damian Szifron, classe 1975, e presentato in concorso al Festival di Cannes 2014, mostra cosa succede quando l'essere umano passa quella sottilissima linea di confine che separa la civiltà dalla brutalità, in reazioni che passano velocemente dal controllo razionale all'istinto animale, dall'equilibrio all'eccesso. Sullo schermo Szifron proietta un film a sei episodi via via sempre più lunghi e liberamente ispirati alla serie tv “Storie Incredibili” ideata da Steven Spielberg negli anni '80. Allo stesso famosissimo registra statunitense, non è difficile ricondurre anche la trama del terzo episodio di “Wild Tales”, che ricorda incredibilmente la trama del film “DUEL” e non sarebbe inverosimile pensare anche ad un riferimento per il secondo episodio a tema vendetta all' “Inglourious Basterds” di Quentin Tarantino, da cui Szifron potrebbe aver ereditato anche lo spirito a tratti violento. “Wild Tales”, ovvero la scoperta di un tradimento il giorno delproprio matrimonio, il ritorno improvviso di un passato doloroso, una tragedia consumata, la violenza scaturita dall'aver sopportato troppo a lungo dettagli faticosi nell'ordinarietà di ogni giorno. Sono situazioni che gettano i protagonisti di questi sei episodi in fondo agli abissi del sentimento fino a fargli perdere ogni tipo di controllo. Storie grottesche e spietate, agli occhi esterni finiscono per diventare tragicomiche: il mondo che descrive Szifron è allo sbando tanto quanto la nostra vera realtà. Sotto forma di divertente denuncia, il regista spinge il pubblico a pensare alle reazioni degli uomini nelle particolari circostanze descritte: come se l'amore potesse sopravvivere solo dopo cattiverie e rivendicazioni, come se un nucleo affettivo potesse esistere solo superando le pene dell'inferno. Film brillante e divertente, anche solo per l'idea di proiettare sullo schermo vite fatte di una frustrazione più intima che mai e che troppo spesso non viene lasciata andare a galla dalle persone. La scommessa di Szifron è stata quella di immedesimare il suo pubblico, di fargli ritrovare il proprio istinto in almeno uno degli episodi. Per il regista argentino, vittoria a tavolino.