Teseo, Duca di Atene, ha sconfitto in battaglia IppolitaRegina delle Amazzoni. Dopo averla privata del suo regno, si unisce ora a lei in vincolo nuziale. Non solo. Nella stessa Atene fuori dal tempo, ben più infelice è l’annuncio di un altro matrimonio: quello tra Demetrio e Ermia, imposto dal padre di lei. Eppure il cuore di Ermia appartiene a Lisandro, giovane uomo che ricambia lo stesso sentimento e che parla per tutti quando lamenta: “Il corso di un vero amore non è mai andato liscio.” Tanto è vero che lo stesso potrebbe dire Elena, ossessionata dall’innamoramento nei confronti di Demetrio e abbandonata per Ermia. Accanto a questo infelice scenario, si sviluppa la buffa storia della rappresentazione del mito di Piramo e Tisbe da parte di dilettanti teatranti in realtà artigiani. Mentre persino Oberon e Titania, rispettivamente Re e Regina delle Fate, sono vittime di un litigio, saranno gli spiriti e i folletti, con a capo Puck, nell’arco di un sogno lungo una sola notte, a mettere a posto, non senza qualche difficoltà, ciò che da sempre i mortali sono incapaci di controllare: l’amore. Premessa essenziale quella della trama shakespeariana per snocciolare il “Sogno di una notte di mezz’estate” reinterpretato da Riccardo Cavallo per il Silvano Toti Globe Theatre di Villa Borghese, molto lontano dall'originale ma a tratti divertente nella sua rivisitazione. Se da una parte infatti troviamo un’Ermia e un Lisandro eccessivamente “mocciani” (troppi “amore” e “puccipucci”) dall’altra rimangono veramente simpatici gli artigiani tra le avventure e le disavventure che ruotano intorno al loro Piramo e Tisbe. Se il teatro è di tutti e per tutti, allora sicuramente una nota positiva va a questa messa in scena che permette a chiunque di distrarsi allegramente per un paio d’ore e che si adatta bene al pubblico italiano. Eppure, se dovessimo fare un paragone con le rappresentazioni dello stesso Globe londinese potremmo tranquillamente dire che è un errore rivisitare la commedia classica: bisogna restare fedeli al testo shakespeariano senza stravolgerne la natura e, per farlo, bisogna essere bravi. Ma bravi sul serio.



 


 

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