“It’s another day of sun’ a La La Los Angeles”, la mecca di tutti i devoti al Sogno Americano, dove le speranze, tra un assolo e una piroetta, diventano realtà. Un mondo caleidoscopico di arte, divertimento e spensieratezza in cui un ingorgo nel traffico dà inizio a un flash-mob e il Natale si festeggia con un pool party sulle colline di Hollywood. È proprio in questo paradiso al Technicolor che Mia, attrice in erba, e Sebastian, pianista dall’anima jazz, inseguono i propri sogni. Il loro incontro (più d’uno a dire il vero) li spingerà ad innamorarsi e a donare l’un l’altra il coraggio di cui avevano bisogno, portando Mia a mettere in gioco tutta sé stessa pur di calcare il palcoscenico e Sebastian a superare il dolore di un fallimento e rimboccarsi di nuovo le maniche. Come in ogni musical che si rispetti, i loro sogni si avvereranno...  ma, e questa è la novità, in maniera incompleta, stranamente verosimile.

La La Land è infatti un musical tradizionalissimo e allo stesso tempo il suo esatto contrario. Si apre con un primo numero degno dei più grandi successi della MGM dei tempi d’oro per poi concludersi con un finale sottotono di stampo modernissimo. Tra i due, un intreccio che nel suo svolgersi si fa sempre più serio e realistico, punteggiato da colpi di scena che se in un contesto diverso sarebbero risultati prevedibili, grazie a questa variopinta cornice vecchio stile si fanno più originali e significativi. A interpretare Mia e Sebastian sono Emma Stone e Ryan Gosling, al terzo film insieme dopo Crazy, Stupid, Love (2011) e Gangster Squad (2013). Mai come questa volta la camera da presa, diretta in tutte le sue calibratissime acrobazie da Damien Chazelle, aveva messo a fuoco la loro innegabile e seducente alchimia on screen, oltre ovviamente a celebrare i loro molteplici talenti di attori, cantanti, ballerini e persino di pianista nel caso di Gosling. E nonostante la generosa ed emozionante performance della Stone (premiata con la Coppa Volpi e il Golden Globe) sia forse più calzante di quella, più asciutta, del suo comprimario, i due risultano comunque essere una coppia perfettamente assortita, ‘un binomio inscindibile come Romeo e Giulietta, come... burro e alici’, tanto per citare Cantando sotto la pioggia. A questo e a molti altri musical americani e francesi si ispirano la regia, i costumi ma soprattutto le strepitose coreografie, ricche di citazioni, della plurinominata agli Emmy, Mandy Moore, che con mano sapiente ha saputo cucire degli splendidi numeri sulle magnifiche canzoni di Justin Hurwitz, che alternano ritmi concitati e irresistibili ad atmosfere più notturne e malinconiche.

Candidato a ben 14 premi Oscar, primato condiviso con Titanic (1997) ed Eva contro Eva (1950), La La Land è un prezioso gioiello cinematografico che mescola simbolismo, magia e realismo. Una dichiarazione d’amore in immagini e parole per i grandi classici hollywoodiani e allo stesso tempo una pellicola affettuosamente dedicata al pubblico di oggi. Non soltanto per la familiarità con cui gli si rivolge attraverso il suo attualissimo registro ironico e smaliziato ma anche e soprattutto per la premura con cui lo culla nelle sue atmosfere incantate e leggere, tanto da stemperare il suo finale agrodolce con un consolatorio e coloratissimo flashback rivisitato e corretto dalla fantasia dei protagonisti. Perché è proprio di questo che, come negli anni della Depressione in cui i primi musical videro la luce, abbiamo ancora fortemente bisogno: il conforto di una fantasia spensierata che, se non ci appartiene, può regalarci solo il cinema.



 


 

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