7 Golden Globe, ben 14 Nomination agli Oscar e un’altra numerosissima serie di prestigiosi riconoscimenti cinematografici non sono riusciti a deludere l’aspettativa riposta nel delizioso La La Land. Mia (Emma Stone) è un’aspirante attrice che da sei anni quando squilla il telefono getta il grembiule di cameriera per precipitarsi ai provini hollywoodiani. Sebastian (Ryan Gosling) è un pianista jazz con poca inclinazione al compromesso che vuole aprire il suo locale in una Los Angeles tutta samba y tapas. Minimo comune denominatore tra i due? Il sogno americano, naturalmente. Ma se “ad Hollywood non c'è posto per la gente pigra o sfortunata, soprattutto sfortunata”, allora non è un caso che a Mia e Sebastian succeda di incontrarsi in più di un’occasione. La prima volta Mia manda Sebastian a quel paese nel bel mezzo del traffico e del motivo più bello del film (Another Day of Sun), la seconda volta è Sebastian a ignorare totalmente Mia in un locale il giorno di Natale ma il terzo ironico incontro non può che essere quello giusto sulle note di Lovely Night Dance. Il riferimento al musical d’autore è sempre dietro l’angolo, innumerevoli i richiami a Singin' in the Rain, West Side Story e molti altri. Ryan Gosling e Emma Stone fanno del loro meglio ma risultano un po’ vittime del “bello ma non balla” (e nemmeno canta): apprezzati gli sforzi di entrambi, soprattutto quello di Gosling nell’improvvisarsi pianista, ma siamo lontani dai tempi di Fred Astaire e Eleanor Powell. Il musical moderno di Damian Chazelle risulta comunque centrato: impossibile non iniziare a muovere i piedi sotto la poltrona già dalla scena d’apertura del film ma soprattutto impossibile fermarsi anche dopo i titoli di coda. Affidare alla pellicola una morale realista (la costanza e il sacrificio premiano, ma non sempre) insieme a un personaggio estremamente contemporaneo (Mia che parcheggia l’auto in divieto di sosta, Mia che si macchia la camicia di caffè prima di un provino o Mia che mette i tacchi in borsa dopo una festa) e fare tutto questo tra tip tap, passi a due, salti e spaccate in aria non era facile. Chazelle è riuscito nell'intento: ben venga l’ottimismo musicale e concreto, sono tempi in cui ce ne è gran bisogno.