FesteggiamentiArriviamo a Tokyo il 2 gennaio, e la nostra prima tappa è il Palazzo Imperiale. La residenza dell’Imperatore e della sua famiglia apre infatti le porte ai visitatori solo per le feste del capodanno e il giorno del compleanno dell’Imperatore. Dopo esserci uniti ai saluti del nuovo anno muniti di bandierine giapponesi, prendiamo la metropolitana verso Shinjuku che, dopo i Giochi Olimpici del 1964, è diventata il vero cuore di Tokyo. Qui abbiamo un primo senso di spaesamento: la stazione di Shinjuku è labirintica e affollatissima. Ci rifugiamo all’ultimo piano dove ci fermiamo per pranzare, per poi andare alla scoperta del quartiere. Ci perdiamo nelle foreste di grattacieli e luci di Kabuki-cho, facendo lo slalom tra leisure show, locali per karaoke e capsule hotel. È qui che le sale giochi decretano un’altra delle loro innumerevoli vittime: letteralmente impazzita davanti agli ufo catcher, al quarto tentativo ho già un cospicuo numero di supporter giapponesi e arrivo al punto di dovermi farmi levare il portafogli dalle mani! Curioso il personale: i tecnici incaricati della gestione delle macchine sono attentissimi a riequilibrare i premi per non dare vantaggio a nessun giocatore. Chiusa la parentesi del gioco d’azzardo, ci dirigiamo verso un piccolo blocco di strade parallele molto suggestivo e caratteristico denominato Golden Gai, con una concentrazione di circa 200 bar da 5/7 posti massimo. Risaliamo verso il cuore di Kabuki-cho attraverso una deliziosa stradina pedonale, che si trova sulla sinistra subito dopo la Shinjuku Spa e che ci permette di respirare di nuovo una parvenza di quiete giapponese. Con molta curiosità ci dirigiamo verso l’immancabile Shibuya: scendiamo con la metropolitana ad Omotesando, percorrendo Omotesando – Dori fino al Bazar orientale. Poco prima dello Snoopy Town Shop svoltiamo a sinistra per prendere una traversa chiamata Cat Street, un unicum a Tokyo. A parte Honey Mi Honey, un locale completamente rosa, non sembra di essere in Giappone, anzi! Il tutto ha un che di San Francisco: ci perdiamo nei negozietti vintage e proviamo la cucina di Luke’s Lobster, panini di origine americana con l’aragosta da mangiare passeggiando al sole o seduti nelle panchine. Rifocillati, ci incamminiamo con curiosità verso Shibuya, il quartiere dei giovanissimi famoso per l’incrocio pedonale più trafficato al mondo. Usciti dalla stazione di Shibuya ci imbattiamo nella statua del cane Hachikō: vi consigliamo di tenere gli occhi bene aperti perché non ha dimensioni particolarmente grandi e la quantità di persone che camminano intorno potrebbe finire per nasconderla. Attraversare l’incrocio di Shibuya quando scatta il verde è un’esperienza: sono almeno 5 semafori pedonali quelli che scattano tutti insieme, facendo muovere circa 2500 persone contemporaneamente. Per una vista dell’incrocio dall’alto vi consigliamo di salire le scale del 109 building (se siete fortunati a non capitare in periodo di saldi, il negozio non sarà pieno di commesse impazzite come scimmie urlatrici) oppure di prendere un caffè al primo piano dello Starbucks adiacente, che vanta un’intera vetrata davanti all’incrocio. Decidiamo di fare un salto nei pressi Kanda-Jimbocho, il quartiere letterario di Tokyo dove si trova la via delle librerie con milioni di libri nuovi o di occasione, e a Roppongi Hills, elegante quartiere per residenti esteri tra bar e ristoranti (tra i tanti il delizioso ELLE Café) con una terrazza con vista sulla Tokyo Tower. All’entrata della Mori Tower, all’intero di Roppongi Hills, si trova la scultura Maman, opera dell’artista Louise Bourgeois raffigurante un enorme ragno: altre edizionisi possono trovare alla Tate Modern di Londra, alla National Gallery of Canada e al Guggenheim Museum di Bilbao. Non riusciamo sfortunatamente a visitare il cosìdetto Triangolo dell’Arte di Roppongi, i cui musei sono chiusi per le festività. Dedichiamo le ultime ore del nostro soggiorno giapponese nei dintorni di Ginza, quartiere dove abbiamo deciso di soggiornare a Tokyo: una tappa da Sushi Zanmai, il migliore ristorante di sushi della città, nei pressi del Teatro Kabuki-za, e una gita al mercato del pesce di Tsukiji, dove assaggiamo delle ottime capesante di strada. Con una passeggiata attraversiamo il parco di Hamarikyū e raggiungiamo Asakusa attraverso i canali soleggiati di Tokyo prendendo il traghetto da Hinode Pier per visitare il Tempio Senso-ji, il più antico della città e affollato di bancarelle di prodotti tipici. Di qui, la metropolitana ci porta facilmente a Akihabara, la città elettronica, che ospita il grandissimo negozio Yodobashi Camera. Prima di fare i bagagli, torniamo verso Ginza dove fare un salto da Itoya è di dovere: la storica cartoleria, dal 1904, vanta bene 13 piani dedicati alla carta giapponese fatta a mano. Ci fermiamo a prendere un dolce da Kimuraya, la più famosa bakery giapponese dal 1869, scopriamo i nuovi prodotti nello showroom della Sony, guardiamo le vetrine del monomarca di Mikimoto con le sue fantastiche perle e facciamo un giro all’ultimo piano di Mitsukoshi: qui si trovano prodotti giapponesi pregiatissimi, compresi antichi kimono e artigianato locale creato sul momento. Ripartiamo da Tokyo Station, prendendo Narita Express e notando fino all’ultimo un curioso particolare: i giapponesi amano il jazz e lo ascoltano dal vivo, nei ristoranti e ovunque vadano.

Film consigliato: Hachikō di Lasse Hallström

Lettura consigliata:  The Pearl Necklace edito da Mikimoto e Assouline

Tappe precedenti: OSAKA; NARA, KYOTO

TOKYO in 3 giorni:

Un sentito ringraziamento ad Antonio Moscatello per tutti i consigli prima della partenza che hanno reso possibile un viaggio così bene organizzato.



 


 

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