
Cala il sipario a
Wimbledon 2017 sulle note dell'ottava sinfonia di
Federer. Il pubblico, in piedi, applaude a lungo, quasi a chiedere il bis. Ma questo è tennis, anche se giocato in un grande teatro, e ogni rappresentazione è unica. Ad una analisi attenta quest'anno sui campi di
Church Road è successo di tutto: campi non perfetti, troppi ritiri per problemi fisici veri o presunti, la ola per
Federer in un tempio sacro come il campo centrale. Inaudito in un posto dove ogni minimo dettaglio è sempre curato con precisione maniacale! Eppure lo hanno notato in pochi perché l'attenzione dei media, del pubblico e degli addetti ai lavori quest'anno era incentrata esclusivamente su Roger, sin dal primo giorno. Con buona pace di Sir Andrew Murray! Il Re aveva già scritto la storia del tennis e di questo torneo ma, non pago, ha voluto aggiungere un altro capitolo. Trentasei anni, sei mesi di stop per infortunio e a gennaio un rientro da numero 17 del mondo. Siamo già fortunati a poterlo rivedere in campo! Ma lui torna e vince a Melbourne, Indian Wells e Miami. I commenti si sprecano: non si può giocare meglio di così, è incredibile, non è umano. Il tennis non può chiedere di più ad un uomo solo ed è impensabile che possa vincere ancora. Poi arriva la stagione sull'erba, la sua erba. Trionfa ancora ad Halle e poi arriva a Wimbledon, il suo torneo, il più prestigioso del mondo, e vince sette partite senza perdere un solo set. E Wimbledon lo incorona ancora una volta, l'ottava sul campo centrale, il suo giardino, e gli consegna l'immortalità:
Re Roger VIII è ancora sul trono! Chi non conosce bene questo sport penserà: va bene, è solo tennis. Ma i suoi gesti perfetti, la facilità con cui gioca colpi impossibili, la leggerezza con la quale danza sul campo, l'eleganza oltre ogni limite, la capacità di fermare il tempo. Questo no, non è il tennis: è qualcosa di magico, di divino, che ti fa dire che la vita merita di essere vissuta anche solo per vederlo giocare ancora. In tribuna d'onore principi, duchi, icone del mondo dello sport, del cinema, della letteratura. Ma il re è in campo e ruba loro la scena.