![]()
Venerdì 26 luglio 2013 Patti Smith è arrivata in Italia, a Prato, per un concerto che ha visto partecipare coetanei dell’artista (gli adolescenti degli anni ’70) ma anche tanti giovani appassionati di uno spirito libero senza età. Piazza Duomo fa da sfondo a un concerto che dura più di due ore e che vede esibirsi una Donna con la D maiuscola, che nonostante i sessant’anni passati ha ancora grinta da vendere, speranze, sogni e una necessità di condivisione che fa innamorare chiunque. Patti Smith, con la sua voce potente, rabbiosa, a tratti dolente, incarna una delle figure più curiose e affascinanti della storia del rock americano, continuando a essere, a distanza di anni, un punto di riferimento e un esempio da seguire. Ad affiancarla sul palco Lenny Kaye (chitarra e voce, con lei fin dagli esordi), Tony Shanahan (al basso), Jay Dee Daugherty (alla batteria) e Jack Petruzzelli (alla chitarra). Non mancano i classici, quelle canzoni che per anni hanno rappresentato la generazione degli anni settanta, che hanno fatto gridare milioni di giovani indignati e desiderosi di un cambiamento: “Because the night”, “Dancing barefoot”, “People have the power”, “Rock ‘n roll nigger”, accompagnate da pezzi invece più recenti. Dedica i brani a Amy Winehouse, a quegli italiani che sono stati così cordiali da invitarla a prendere un caffè durante il pomeriggio, a Papa Francesco, di cui dice di apprezzare il suo cuore rivoluzionario pur non essendo credente e infine, a tutti quanti… a tutti coloro abbiano la voglia di ascoltare le sue parole. La sacerdotessa del rock appare in gran forma, e come al solito invita la folla a essere felice, forte ma soprattutto libera; ed è proprio questa sensazione di estrema libertà quella che traspare ad ogni un suo concerto. Patti Smith va oltre qualunque schema, pregiudizio, ostacolo, è superiore a qualunque situazione, è una donna che ha vissuto col sorriso e continua a farlo con coraggio, rifiutando la paura e inseguendo i suoi ideali personali. Con le sue urla struggenti e i suoi fremiti, con i suoi gesti ipnotici e seduttivi, la cantautrice ci imprigiona in un vortice di intensità quasi surreale. Se dovessi trovare un aggettivo per descriverla direi “cazzuta”, un’anima di cui è impossibile non innamorarsi.







